Le fotocamere fanno bene alla mente, per questo gli smartphone non le sostituiranno mai
Creatività pura, senza distrazioni
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L’anno scorso ho acquistato una fotocamera compatta piuttosto che investire su uno deimigliori cameraphonee non mi sono mai pentito di questa scelta. In occasione della settimana mondiale dedicata alla salute mentale, voglio condividere con voi uno dei motivi per cui ho fatto questa scelta, ovvero la creatività focalizzata.
Unosmartphonepuò fare grandi foto - anche il mio vecchioGooglePixel, che non ho ancora sostituito, riesce a sfornare scatti eccellenti - ma c’è qualcosa di più importante delle capacità tecniche e della qualità delle foto che si fanno, ed è l’impatto della creatività sulla salute mentale.
È ampiamente studiato e riconosciuto chel’uso eccessivo dello smartphone ha un impatto negativo sulla salute mentale, e viceversa chepraticare attività creative può migliorare nettamente lo stato di salute della mente. Essere creativi e stare immersi nella natura per ore non curerà totalmente le condizioni di salute mentale debilitanti, ma può offrire alcuni benefici molto necessari per l’umore e alleviare i sintomi causati da situazioni stressanti.
Ma come si colloca l’uso dellafotocameradel telefono come strumento creativo in questo quadro? Facciamo una passeggiata per scoprirlo.
Lo strumento fa la differenza
Telefono, c’è. Macchina fotografica, c’è. Chiavi, ci sono. Esco fuori dalla comfort zone casalinga per una passeggiata nei boschi a poca distanza da casa mia. Ho deciso di allontanarmi dal computer e di immergermi nella natura scattando qualche foto lungo il percorso.
Stare all’aria aperta, andare piano, godersi i dettagli. Sono solo alcuni step che possono favorire il recupero delle energie e della salute mentale Non passa molto tempo prima che l’ambiente circostante mi spinga a fermarmi, a tirare fuori la macchina fotografica e a scattare una foto. Un albero che sovrasta un ciglio, che incornicia un campo pieno di pecore che masticano pigramente il pane.
È bello usare la macchina fotografica, respirare il mondo che mi circonda.
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Poi sento una vibrazione nella tasca. È un messaggio diWhatsApp? Controllo rapidamente: è solo una mail di notifica, lo rimetto subito a posto.
Poi mi soffermo a pensare che sarebbe fantastico scattare questa foto con il mio telefono. Aggiungerla a una storia di Instagram. E così mi ritrovo di nuovo con il telefono tra le mani.
Il mio smartphone, probabilmente, riuscirebbe a catturare questa particolare scena con la stessa qualità della mia fotocamera, forse anche meglio dato che il formato è già pensato per la pubblicazione sui social. In effetti, con l’elaborazione automatica che viene applicata durante l’acquisizione risparmierei anche un bel po' di tempo ottenendo un risultato più che decente.
Tuttavia, la pace che avevo è svanita. Sono nuovamente collegato, connesso. Il mio calendario, i messaggi, gli avvisi di lavoro e le notifiche di Facebook e Instagram sono tutti lì, nella mia tasca. Se devo essere sincero, ho persino usato Strava per scegliere il percorso.
Sono cresciuto negli anni ‘90 senza telefono, ho avuto il mio primo smartphone a 15 anni (un Nokia 3210) e ora non riesco a ricordare la vita senza uno smartphone. Il mio telefono è sempre lì. E quella vibrazione mi ricorda che sono connesso a qualcosa.
Sono tornato a casa dopo aver passato una giornata immerso nella natura, aver fatto migliaia di passi e numerose fotografie. Il tempo trascorso all’aperto mi ha fatto bene. Molto meglio di un pranzo davanti al PC tra un articolo e una recensione, ma sento che c’è ancora molto da fare.
Lasciate a casa lo smartphone
È di nuovo ora di pranzo e ho voglia di tornare tra gli alberi. Macchina fotografica, c’è. Chiavi, le ho già in tasca. Telefono… sì, anche quello c’è, ma questa volta in modalità aereo.
Faccio la stessa passeggiata. Non ci sono vibrazioni che interrompono il mio processo creativo, e mi piace. Uso sia la fotocamera che il telefono per scattare. Non carico storie e non ricevo notifiche. Eppure, in qualche modo, c’è ancora una sensazione che non mi piace ogni volta che uso il telefono per scattare una foto. Che cos’è?
Decido che, indipendentemente dal fatto che la modalità aereo sia attiva o meno, la presenza stessa del mio telefono ha un effetto negativo sul mio umore. Il problema è ciò che rappresenta: produttività, connettività e reperibilità. Anche in modalità aereo è lì a gridare “Ehi, guardatemi!”.
La prossima volta lascerò il telefono a casa.
Creatività focalizzata
Macchina fotografica, c’è. Chiavi, eccole qui. Questa volta il telefono rimane a casa.
Faccio lo stesso percorso a piedi dell’ultima volta, ma quello che segue può essere descritto solo come un’esplosione di creatività e un miglioramento del mio umore che dura nel tempo. È una bella sensazione uscire, osservare ciò che mi circonda e immortalarlo con la macchina fotografica, entrare in contatto con l’ambiente circostante e nutrire la mia creatività.
Posso fare belle foto anche con il mio telefono, ma usarlo ha troppi lati negativi. Quando tiro fuori la mia fotocamera non ho altra scelta se non quella di pensare, sentire e scattare. Niente avvisi, niente notifiche, niente chiamate frivole. Ed è questa la sua bellezza, limitata e mirata. Ecco perché una fotocamera dedicata non può essere sostituita da un telefono.
In questo articolo ho condensato la mia esperienza pluriennale per sollevare un unico punto.
La creatività non dipende solo dagli strumenti che usiamo, ma a volte è fortemente influenzata da essi. Per quanto riguarda la fotografia, vi invito a usare una fotocamera dedicata, invece di un telefono. Se non ne avete una e non volete investire cifre folli date un’occhiata alla nostra guida all’acquisto dedicata allefotocamere economiche, potreste trovare qualche modello interessante a poche centinaia di euro.
Sperimentate l’immersione totale nel processo creativo, focalizzatevi su ciò che state facendo e svuotate la mente dai pensieri quotidiani. Lasciate per un attimo la routine chiusa in un cassetto e pensate solo a godervi il momento. Forse così capirete a pieno cosa vuol dire fotografare e perchè ci sono così tante persone nel mondo che fanno di questo hobby una passione che dura tutta la vita.
E non limitatevi a spegnere il telefono, lasciatelo semplicemente a casa (o se avete paura di perdervi nel bosco tenetelo nello zaino, ma spento) e godetevi l’uscita.
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all’età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l’evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all’acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.
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