Che fine ha fatto il concetto di “internet libero”?
La rete non è più libera come si sperava negli anni ‘90
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Chi ha più di 30 anni ricorderà bene come internet, al suo esordio, si sia presentato come un mondo libero, totalmente privo di vincoli o restrizioni. In 30 anni dall’espansione del WWW le cose sono cambiate radicalmente e Sebastian Schaub, fondatore di Hide.me VPN ha detto la sua sull’argomento portando alla luce una serie di criticità che fanno riflettere sullo stato attuale delle cose.
Sono quasi trent’anni che viviamo nell’era di Internet. La maggior parte della popolazione mondiale ha meno di trent’anni, quindi per la media delle persone la rete che conosciamo oggi è l’unica alternativa possibile. Ma per chi ricorda gli esordi di internet l’evoluzione (o involuzione) della rete è abbastanza evidente. Non è cambiata solo la tecnologia e la velocità delle connessioni, ma anche il modo stesso di pensare a Internet è totalmente diverso da come era in origine.
Se i primi giorni di Internet erano definiti da un ottimismo senza limiti, quasi utopico, l’Internet di oggi è molto più cinico e chiuso. Molti, dai politici agli utenti comuni, vedono insidie e pericoli in rete, più che un mezzo per diffondere liberamente informazioni, condividere conoscenza e perchè no, divertirsi senza troppi rischi.
Ogni anno, l’organizzazione benefica Freedom House analizza lo stato della libertà di Internet a livello mondiale. Il reportFreedom On The Net 2023, pubblicato il mese scorso, ha rilevato chele libertà di Internet nel mondo sono diminuite nel 2023, per il tredicesimo anno consecutivo.
Oggi il concetto di internet è ben lontano da quello iniziale fondato sulla libertà di espressione e di condivisione. Eppure questa era la visione originale dei fondatori di Internet. La domanda che si è posto Sebastian Schaub è: dov’è finito il sogno ormai dimenticato di una rete libera e accessibile a tutti?
CEO presso hide.me. VPN
Un nuova speranza
Se ci riuscite, tornate indietro con la mente agli albori dell’era di Internet.
Sotto il bagliore al neon della prosperità di metà anni Novanta e i suoni di sfida dei ritmi hip-hop giaceva una grande speranza di cambiamento. L’idea era che Internet ci avrebbe liberato dall’oppressione: non solo avrebbe costruito ponti attraverso gli oceani, i continenti e le visioni del mondo, ma ci avrebbe dato le chiavi di un vasto archivio di informazioni, la più grande biblioteca del mondo, accessibile a tutti.
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Forse la speranza più utopica per i primi tempi di Internet, a pochi decenni dagli orrori del fascismo europeo e della Seconda guerra mondiale, era che questo nuovo strumento sarebbe diventato uno scudo contro l’autoritarismo. Almeno inizialmente, c’era la convinzione che Internet potesse permettere ai cittadini comuni di aggirare la censura statale e di denunciare le crudeltà dei governi oppressori.
Alcuni ottimisti hanno persino osato sperare che Internet, nelle mani di una popolazione globale libera e informata, potesse significare la fine dell’autoritarismo così come lo conosciamo. Come sappiamo, le cose non sono andate come sperato.
L’impero colpisce ancora
Trent’anni dopo Internet è ancora qui, ma anche l’autoritarismo.
Gli Stati autoritari hanno sempre cercato di controllare l’informazione, per cui un Internet libero - senza confini o paraocchi - è sempre stato visto con sospetto da chi aveva più da perdere (o da nascondere). In questo caso ci stiamo riferendo ai governi autoritari e ai politici poco avvezzi al concetto di libertà. Fin dalla nascita di Internet, i governi hanno preso provvedimenti per limitarne la libertà in vari modi. Alcuni Stati hanno addirittura ritorto Internet contro i suoi utenti, trasformando questa tecnologia che si supponeva emancipatrice in un mezzo di controllo.
Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, ha assistito con orrore allo stravolgimento della sua più grande creazione da parte delle stesse forze che avrebbe dovuto sconfiggere. Il fondatore ha affermato che Internet sta diventando sempre più limitato dai governi di tutto il mondo e nel 2014 ha chiesto una"Magna Carta online"per salvaguardare l’idea di Internet come piattaforma"aperta"e"neutrale".
Berners-Lee ritiene che i governi"abbiano la responsabilità di proteggere i diritti e le libertà delle persone online". Eppure, nella maggior parte dei casi, i governi stanno soggiogando i loro cittadini ignorando questa responsabilità. Semmai, le restrizioni governative stanno diventando sempre più forti e questo spiega perché molti di noi hanno abbandonato totalmente l’idea di una rete veramente libera.
Una minaccia crescente
Nei tre decenni dell’era di Internet, abbiamo visto scorci del suo reale potenziale emancipatorio, ma l’ottimismo dei primi giorni è stato gradualmente eroso dalla censura statale e dall’uso improprio dei mezzi di controllo.
All’inizio del 2010, laPrimavera arabaè stata una breve prova del potere emancipatorio di Internet. Mentre i cittadini di tutto il mondo arabo scendevano in piazza per protestare contro l’autoritarismo e la corruzione dei loro governi, molti guardavano aisocial media come il principale mezzo che aveva reso possibili queste proteste. Da allora, però, l’ottimismo sulla capacità di Internet di rendere il mondo più libero e più giusto è stato molto scarso. E a ragione, visto che nel frattempo Internet stesso è diventato sempre meno libero ed equo.
È facile, naturalmente, dare la colpa di questa tendenza a Stati ovviamente autoritari: La Russia, ad esempio, che impedisce ai suoi cittadini di venire a conoscenza dell’invasione dell’Ucraina, o la politica cinese di restrizioni a tappeto su Internet, nota come Great Firewall.
Tuttavia,la libertà di Internet è in declino anche in Europa. Freedom House ha rilevato che non c’è stato nessun Paese europeo in cui Internet sia diventato più libero nell’ultimo anno. Persino le democrazie liberali, tra cui il Regno Unito, bloccano abitualmente l’accesso dei cittadini ai contenuti online per timore di interferenze straniere, disinformazione e sicurezza online.
Non a caso gli attivisti per la libertà di parola si sono espressi contro la legge sulla sicurezza online del Regno Unito, entrata in vigore a ottobre. Secondo i critici, il disegno di legge rappresenta una minaccia per i diritti umani, e l’associazione benefica per la libertà di espressione Article 19 sostiene che la nuova legge"mina la privacy, la libertà di espressione e la libertà di informazione online". Tra l’altro, la legge potrebbe costringere aziende comeWhatsAppa consegnare al governo i messaggi criptati. WhatsApp ha minacciato di lasciare il Regno Unito prima di porre fine alla sua politica di lunga data atta a proteggere i messaggi degli utenti con la crittografia end-to-end.
Sebbene una legislazione come il disegno di legge sulla sicurezza online sia spesso (o almeno apparentemente) guidata da preoccupazioni legittime - in questo caso, il benessere dei giovani e degli utenti vulnerabili di Internet -la limitazione delle libertà dei cittadini rispettosi della legge non può essere vista come una soluzione ai problemi sociali moderni. Sembra radicale dirlo, in quest’epoca di tecno-pessimismo, ma gli utenti di Internet hanno bisogno di più libertà, non di meno.
Il ritorno della rete libera
Nonostante l’atmosfera di sventura che circonda Internet, è importante ricordare che non tutto è perduto.
Molti attivisti, fondatori e cittadini credono ancora nel potere liberatorio di Internet.Ci sono ancora modi in cui possiamo tenere viva la fragile fiamma della libertà online e incoraggiarla a bruciare come volevano i fondatori di Internet.
Fortunatamente, esistono strumenti che i cittadini possono utilizzare per aggirare la censura statale. E tra noi c’è chi vorrebbe usare questi strumenti per invertire la tendenza al declino della libertà di Internet.
I fornitori diVPNsono in prima linea nella battaglia per riportare Internet sulla retta via. I loro software consentono agli utenti di internet di riconquistare il proprio potere e di rivendicare l’idea iniziale di un web libero e aperto.
Nella maggior parte dei paesi, le VPN sono completamente legali e consentono agli utenti di Internet di salvaguardare la propria privacy durante la navigazione e di accedere a contenuti online soggetti a restrizioni geografiche.Molti attivisti per la libertà di Internet considerano le VPN come il modo migliore per riscoprire la promessa di speranza di Internet e invertire una triste tendenza al declino della libertà.
Come afferma il fondatore di Hide.me VPN Sebastian Schaub:
“Noi di hide.me siamo d’accordo. Ma soprattutto, crediamo ancora nella promessa di Internet come mondo senza confini, mezzo di comunicazione senza attriti e accesso disinibito alle informazioni per tutti. E mentre l’era di Internet entra nel suo quarto decennio, non è mai stato così vitale parlare a favore di questo spirito liberatorio.”
Se riscopriamo la visione e l’ottimismo del passato, siamo ancora in tempo per invertire la rotta e riportare Internet ai suoi albori, quando era uno strumento di libertà, non uno strumento di oppressione.
Questo articolo è stato prodotto nell’ambito del canale Expert Insights di TechRadarPro, che presenta le menti migliori e più brillanti del settore tecnologico di oggi. Le opinioni espresse qui sono quelle dell’autore e non sono necessariamente quelle di TechRadarPro o Future plc.
Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all’età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l’evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all’acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.
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