Amo i giochi da tavolo, ma devono smetterla di metterci le app

Certe cose dovrebbero restare analogiche.

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Nell’ultimo decennio, i giochi da tavolo hanno vissuto una nuovaetà dell’oro. Il settore, soprattutto negli Stati Uniti, ha subito un vero e proprio scossone grazie al successo mediatico ottenuto daTableTop, serie a episodi scritta daWil WheatoneFelicia Daye trasmesso sul canaleYouTubeGeek & Sundry. La serie presentava i gameplay di diversi titoli ormai divenuti cult e classici comeTicket To Ride,Eldritch HorroreCatan.

Nel giro di un paio d’anni, gli utenti di tutto il mondo hanno realizzato che il mondo deigiochi da tavoloha molto di più da offrire rispetto ai solitiMonopolieRisiko. Molte community attive da tanto tempo hanno avuto una rivitalizzazione e molti nuovi appassionati si sono avvicinati all’hobby.

Durante il clou della pandemia diCOVID-19, molte famiglie si sono trovate davanti al dilemma: “come passiamo il tempo insieme confinati in casa 24 ore su 24?”. Per molti, ciò ha significato rispolverare qualche classico, comeIl Gioco dell’Oca, e magari fare un giro suAmazonper trovare qualche altro gioco da provare insieme.

Non solo, molte realtà sono emerse nel panorama mondiale dei giochi da tavolo, partendo da campagne dicrowdfundingdi successo, comeExploding Kittens, uno dei progettiKickstarterpiù redditizi di sempre, oZombicide, con l’ascesa di marchi comeCMON.

I giochi da tavolo hanno assunto una nuova rilevanza, e ci sono tanti documentari molto interessanti disponibili sulla rete, come “Going Cardboard: a Board Game Documentary” che analizza il mercato americano nel primo decennio degli anni 2000 ed è fruibile gratuitamente su YouTube, in inglese.

E sono arrivati anche grossi cambiamenti e graditi ritorni. Ad esempio, abbiamo assistito alla riedizione diHeroQuest, leggendariogioco MB/Games Workshopdi fine anni ‘80, il padre del generedungeon crawler, in cui oggi brillano esponenti comeDescenteGloomhaven.

I cambiamenti si sono visti in termini di una maggiore qualità dei componenti, come miniature, dadi e stampe, ma anche sotto un altro aspetto, forse meno gradito ai più, me compreso.

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L’avvento del digitale

L’avvento del digitale

Ovviamente il mondo dei giochi da tavolo non è isolato dal resto, e ovviamente ci sono le versioni digitali. . Dalla versione di HeroQuest perAmiganegli anni ‘90, alle versioni digitali dei titoli di successo dellaAsmodee, comeTerraforming Mars, Ticket To Ride,Mysteriume tanti altri, oggi comodamente giocabili dasmartphone AndroideiPhone.

Altri titoli sono in arrivo, come le trasposizioni digitali diNemesise dell’amatissimoMunchkin. Inoltre, titoli comeTabletop Simulator, disponibile suSteam, consentono di provare con gli amici una vastissima libreria di giochi da tavolo da remoto, in un ambiente tridimensionale che riproduce in tutto e per tutto l’esperienza al tavolo (le pedine si spostano tramite il mouse, così come si tirano i dadi, si pescano le carte e tutte le altre azioni tipiche dei giochi in scatola). Di più, moltigame designerusano questo simulatore per testare i prototipi senza doverli necessariamente stampare in formato fisico.

Durante la pandemia, poi, è stato possibile giocare con gli amici anche via browser, grazie a siti comeBoard Game Arena, che permette di giocare a tanti titoli in formato digitale, sia gratuitamente che tramite un piccolo abbonamento mensile.

Insomma, questo aspetto della digitalizzazione dei giochi da tavolo ha portato vari benefici. Un altro aspetto, però, desta diverse perplessità e resistenze, ovvero l’integrazione di app digitali all’interno di giochi fisici.

Nel corso del tempo, infatti, sono usciti alcuni titoli che includono un’app da scaricare su smartphone otabletper agevolare la preparazione del setup o la gestione della partita. In alcuni casi, si tratta di app integrative, come nel caso di HeroQuest, in cui l’app sostituisce il Game Master, ovvero il giocatore che impersona il malvagio Zargon e gestisce i nemici, forma la mappa di gioco man mano che gli eroi esplorano i dungeon e tiene traccia di trappole, tesori e porte nascoste.

Giochi da tavolo e app obbligatorie

Altri giochi, però,obbligano a usare un’app, come nel caso diDescent Leggende delle Tenebre, la nuova edizione del popolare dungeon crawler. In questo gioco, ogni giocatore impersona un eroe fantasy all’interno di un party che dovrà esplorare rovine, villaggi e altre ambientazioni classiche del genere, combattere contro mostri e risolvere missioni via via più difficili. Ebbene, l’unico modo per giocare è utilizzare l’applicazione mobile, che indica come predisporre gli scenari e svolge molte altre funzioni solitamente demandate ai giocatori, come tenere traccia di punti danno, punti ferita e così via.

Stiamo parlando di un gioco davvero enorme, quindi la prima impressione che si ha è che un’app potrebbe agevolare davvero tanto il setup e la gestione degli aspetti più macchinosi del gioco, liberando i giocatori dal peso di dover ricordare tante regole ed eseguire vari calcoli. D’altro canto, però, non stiamo parlando di una scelta:senza app è praticamente impossibile giocarea questa nuova versione di Descent. E se l’app smette di funzionare o viene rimossa dall’app store? Se lo smartphone smette di supportarla?

Il rischio è di trovarsi con una costosa scatola ( da €150) con delle miniature stupende, ma che non potremo più usare come previsto dai suoi autori.

Certo, è un punto di vista un po’ apocalittico, ma quante app sono sparite da App Store oGoogle Play? Quante hanno smesso di funzionare perché gli autori hanno cessato gli aggiornamenti, risultando non più conformi agli standard di pubblicazione degli store?

Personalmente, ho uniPad minialquanto vecchio, e alcune app hanno smesso di funzionare perché non supportano più la mia versione diiPadOS. In un caso del genere, dovrei comprare un nuovo iPad per continuare a giocare con un gioco da tavolo che mi obbliga a usare un’app?

Abbiamo davvero bisogno di app per giocare ai boardgame?

Quando mi sono avvicinato all’hobby, avevo l’obiettivo di passare del tempo di qualità con mia figlia, che aveva mostrato un certo apprezzamento per un simpatico gioco di mostriciattoli dedicato alla sua età. Parlo diMostri In Fuga della Lisciani, molto simile al gioco dell’oca, che vi consiglio se avete bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni.

Uno degli aspetti più belli di giocare con mia figlia era la possibilità di stimolare la sua immaginazione, avviarla al pensiero strategico e aiutarla a fare le sue prime operazioni matematiche per contare i punti o confrontare valori numerici.

Per me, tornare a giocare ai boardgame dopo tanti anni (chi non ha mai fatto le ore piccole con Risiko oHotel?) è stato anche un modo per staccare, rilassarmi dopo una giornata intera passata davanti a uno schermo. Non è un caso che da qualche tempo ho smesso quasi del tutto di giocare ai videogiochi, perché dopo una giornata passata davanti a un computer, non ci penso nemmeno a passare delle altre ore davanti a un altro display.

Lo stesso posso dirlo pensando ai boardgame: se voglio giocare a un gioco in scatola, è anche perché voglio “disintossicarmi” dall’ambiente digitale, dedicandomi a un’attività analogica e soddisfacente anche grazie all’aspetto “tattile”. Spostare le pedine, tirare i dadi, mescolare e giocare le carte, è tutto parte del gioco e del divertimento. Se devo passare metà del mio tempo a seguire delle animazioni su un tablet o sullo smartphone, tanto vale prendere laSwitche giocare a qualche titolo arretrato.

So che può sembrare la classica lamentela del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma il punto è: va bene un’app da associare a un gioco, penso ad esempio all’ottima applicazione integrativa perXCOM, anche io ogni tanto uso lo smartphone per segnare i punti su Munchkin o calcolare i movimenti per le mie miniature diStar WarsX-Wing. Quello che non va bene, per me, è obbligarmi a usare un’applicazione senza la quale il gioco diventa solo un bellissimo ma inutile soprammobile.

A molti piace la commistione di giochi da tavolo e videogiochi, tanto che esiste un progetto tutto italiano chiamatoTEBURU, di cui potete vedere unottimo video sul canale Al 4 o Piùsu YouTube. In questo sistema, la plancia di gioco e i componenti fisici hanno delle componenti elettroniche che comunicano con un’applicazione digitale, creando un’esperienza praticamente inedita. Infatti il gioco da tavolo diventa a tutti gli effetti anche un controller che permette di rispecchiare in tempo reale i movimenti fatti sulla plancia all’interno del mondo virtuale riprodotto dall’app. Molto interessante, ma, ancora una volta, preferisco continuare a giocare in modo 100% analogico, per i motivi indicati in precedenza.

Il digitale ucciderà i giochi da tavolo tradizionali?

Secondo me, no. Il digitale affiancherà ma non ucciderà i giochi da tavolo tradizionali. E proprio perché in molti, come me, avranno ancora bisogno di vivere il gioco da tavolo anche come momento di evasione, per liberare l’immaginazione senza i vincoli di un mondo rappresentato sullo schermo secondo una visione che non necessariamente deve coincidere con la mia.

So che non tutti la pensano così, anzi sono certo che molti non vedono l’ora di mettere le mani suTEBURUe vivere un’esperienza a metà strada fra un videogioco e un board game, ma credo che sarebbe davvero un peccato se l’app obbligatoria diventasse la norma nei giochi da tavolo. Sacrificare il piacere di svolgere calcoli a mente ed eliminare l’aspetto tattile del gioco in favore di una maggiore comodità (sì, riordinare giochi con centinaia di piccoli componenti come cubetti e segnalini può essere faticoso), secondo me, impoverirebbe l’esperienza complessiva e, nel tempo, alienerebbe una buona parte di pubblico.

Detto questo, il gioco da tavolo è una delle forme di intrattenimento più antiche del mondo, sopravvissuta arivoluzioniindustriali e culturali davvero radicali, quindi credo, e spero, chedadi, segnalini e cartenon spariranno tanto presto.

Senior Editor and Professional Translator. Boardgaming enthusiast, Tech-lover.

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